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Nel giugno del 1977 a Baura, ruspante frazione in provincia di Ferrara dove la vita si dipana quieta nelle sue abitudini, si preannuncia una di quelle tipiche estati padane in cui il sole «ha una sposa pedante che si chiama umidità». A scavare dentro due storie parallele, torbide e nere come un canale di campagna, viene chiamato il ferrarese Luciano Alberti, baffuto commissario capo della locale Questura, ex partigiano e poliziotto d'altri tempi. Coadiuvato dall'ispettore capo Nicola Pavani, anch'egli ferrarese, un esuberante dongiovanni in jeans Fiorucci a zampa d'elefante e Ray-Ban Aviator, e dall'ispettore Claudio Capece detto 'o Polipo, erculeo napoletano buon padre di famiglia, il commissario Alberti cercherà di far luce su quella estate di sangue, sospesa tra un film poliziottesco di Maurizio Merli e un panino all'Ustariaza in via Piangipane, tra un ciclomotore Califfone e un'ormonale serata alle Cupole di Tamara, tra la musica di Onda Radio Libera 102 e la Giulia 1600 verde oliva della Polizia. Una Ferrara con i telefoni a gettoni e i cinema di paese, che non esiste più.